Il tocco che cura

All’inizio del mio percorso di operatrice shiatsu, circa 30 anni fa, l’Ordine dei Medici e dei Fisioterapisti di una città del Veneto suggeriva ai propri scritti di denunciare gli operatori shiatsu e di altre tecniche alternative che usavano la parola “cura”. Per fortuna gli anni non sono passati invano ed ora si parla molto di “care”*; l’Azienda Ospedaliera di Padova è stata la prima in Italia a riconoscere l’importanza dello shiatsu, che ora in moltissime strutture fa parte del “care routinario”.

Quando la malattia colpisce noi o i nostri familiari e amici, in un attimo crollano tutte le nostre sicurezze ed emerge fortemente la nostra fragilità. E quando la malattia colpisce i bambini, ci sentiamo ancora più fragili ed abbiamo bisogno di essere accolti e sostenuti con parole e movimenti gentili, perché parole e movimenti possono lasciare una traccia profonda nell’anima di chi sta male.
Ed ecco che arriva lo shiatsu: il suo tocco è delicato, entra in profondità sciogliendo le tensioni e permette al ricevente di sentirsi accolto. Il tocco dello shiatsu cura corpo e anima. Di seguito vi presento alcune esperienze vissute in Pediatria che confermano queste parole.

Alessandro, 3 mesi, è imbronciato e irrequieto. La mamma non sa più cosa fare per cercare di rasserenarlo. Mi avvicino, tocco piedi e gambe notando una grande tensione nei polpacci zona relazionata all’intestino). Inizio a trattarlo e subito cambia il suo modo di essere: da lamenti e piagnucolii a sorrisini ed espressioni di felicità. Alla mamma non sembra vero e anch’io mi stupisco di una risposta così veloce; probabilmente c’era un po’ di tensione al pancino che lo infastidiva (anche se al tocco risultava morbido).

Mi avvicino ad Anna, una bimba di circa 2 anni, che si trova in braccio alla mamma; è spaventatissima, non vuole che mi avvicini e tanto meno che la tocchi. La mamma è d’accordo per il trattamento alla piccola, ma lei decisamente non vuole, è troppa la paura di soffrire. Delicatamente le sfioro il piedino parlandole dolcemente “Non ti piacciono le carezze?” le chiedo e, visto che non si ritrae, continuo, sempre parlando. Quando ho trattato il piedino a sufficienza, sempre delicatamente, lo lascio andare per trattare l’altro. Ma non è così semplice, lei continua ad avvicinarmi il piedino già trattato e così li tratto tutti e due contemporaneamente!

Lucia ha circa 8 anni, anche lei è in braccio alla mamma, triste e dolorante; ha un’importante cicatrice in testa. Anche lei non vuole farsi toccare, troppo grande è la paura. Ancora mi avvicino parlandole dolcemente e si lascia trattare, dapprima parecchio riluttante, ma poi non oppone resistenza, si rilassa e si addormenta.

Il piccolo Mario ha pochi mesi, dorme tranquillo nella sua culla. La mamma è al telefono con il fratellino più grande che le chiede con insistenza “Mamma quando torni a casa?” e così quando termina la telefonata ha una crisi di sconforto e si mette a piangere. “Oggi il piccolo non ha bisogno di shiatsu”, dico, “ma la mamma sì!” E così tratto la mamma, che si sente sostenuta e confortata.
Deve aver funzionato il passa parola perché quando ritorno in Pediatria la settimana successiva, invece di trovare, come di consueto, la lista dei bambini da trattare, trovo la lista delle mamme!

Racconta Angelica Nieddu operatrice shiatsu:
Anna, 7 anni, riceve il trattamento per la prima volta, osserva e controlla tutto ma quando arrivo a trattarle la prima manina, chiude gli occhi, piega la testa da un lato e si addormenta come la principessa delle favole punta dall’ago…la mamma è in estasi!

Matteo, 13 anni, è arrabbiato perché sperava di andare a casa e invece deve rimanere in Ospedale. Dice che non vuole essere trattato; in maniera leggera e divertente cerco di spiegargli l’errore che sta facendo: voler restare attaccato alla sua arrabbiatura e così privarsi di una cosa che gli piace tanto… sorprendentemente mi ascolta e si lascia trattare, alla fine sorride a me a alla mamma e si mette a giocare con il telefonino.

Fabio, 12 anni, è pieno di tubi e di dolore, dice che posso toccargli solo un braccio perché tutto il resto gli fa male. Ovviamente poi lo tocco dappertutto e si rilassa tanto che la mamma è stupita e grata.

Lasciamo che siano le nostre parole, ma soprattutto le nostre mani a confortare la solitudine e l’angoscia portate dal dolore. Anche un semplice gesto può portare vicinanza e amore, lo shiatsu con gentilezza e sensibilità può sanare corpo e animo feriti.

Marisa Fogarollo, autrice di “Shiatsu & Bimbi” e “Shiatsu per un armonico sviluppo dei nostri ragazzi”

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* Care: prendersi cura