Tensione come protezione

Quante volte, quando dobbiamo affrontare situazioni che riteniamo difficili, agiamo portando tensione nel nostro corpo. Ci sentiamo come dei soldati che devono affrontare una battaglia, ma per le difficoltà della vita sono altri gli atteggiamenti che bisognerebbe adottare.

Mi trovo in Pediatria, la responsabile del reparto mi presenta una coppia di genitori alle prese con un arduo problema: il figlio adottato presenta gravi problemi di comportamento. Forse un trattamento shiatsu può essere d’aiuto per sostenerli? Acconsentono. Tratto per prima la mamma e rimango basita nel sentire quanta tensione ha accumulato il suo corpo e mi chiedo quanto dev’essere difficile vivere con tanta rigidità. Durante il trattamento si addormenta, la lascio tranquilla e continua nel suo stato di torpore per circa mezz’ora; al risveglio il suo viso non presenta tensioni, è completamente rilassato. Ma la settimana successiva, quando le propongo nuovamente il trattamento, lo rifiuta.

E allora penso ad altre volte in cui mi sono trovata in situazioni simili. Persone che pensano sia indispensabile, per affrontare situazioni forti che la vita ci propone, agire caricando il corpo di tensione, costruendo una corazza.
Accumuliamo nel nostro corpo emozioni che consideriamo laceranti e che non siamo in grado di vivere, e queste si depositano nei nostri muscoli e tendini formando uno scudo che consideriamo protettivo; ma esso vive delle nostre energie, siamo noi ad alimentarlo. Questa difesa che costruiamo forse ci permette di soffrire meno, ma sicuramente ci impedisce di sentire e di essere vivi. Inoltre, per mantenerla attiva, c’è un considerevole dispendio di energia: quando il sistema ortosimpatico è troppo stimolato, troviamo blocchi, chiusura, e questo succede a discapito del sistema digestivo, respiratorio, immunitario, circolatorio. In una situazione di stress il corpo è più debole proprio per questo motivo.
Noi operatori shiatsu, trattando il ricevente, avvertiamo tre tipi di condizioni, a seconda di come il corpo reagisce al nostro contatto e alla nostra pressione:
– KYO, vuoto
– JITSU, pieno
– FALSO JITSU, la protezione per un forte kyo

Nello shiatsu partiamo dal presupposto che qualsiasi malessere, disturbo o sintomo sia uno “squilibrio energetico”, perché nel nostro corpo scorre l’energia, definita dagli orientali ki o prana, che può non circolare in modo armonico a causa di diversi fattori. Non circolando fluidamente, essa può creare delle zone kyo e delle zone jitsu.
Kyo, o vuoto, si manifesta con uno stato di ipoattività e assenza di energia; al tocco, la zona si presenta eccessivamente morbida, le dita dell’operatore affondano senza trovare resistenza, può esserci una sensazione di freddo.
JITSU, o pieno, si manifesta con uno stato di iperattività ed eccesso di energia vitale; al tocco, la zona si presenta molto compatta, le dita dell’operatore trovano resistenza, può esserci una sensazione di calore.
Falso jitsu si manifesta quando il corpo deve proteggere una zona eccessivamente kyo, vuota, senza energia; al tocco si manifesta rigida, come una lamina di acciaio, non c’è risposta.
Noi operatori shiatsu sappiamo che, per il nostro benessere fisico e psichico, è indispensabile che l’energia circoli, non ci devono essere zone troppo vuote o troppo cariche. Bloccando l’energia vi saranno zone del corpo che non sono “vive”, non si sperimentano come unità.
E penso alle ragazze con disturbi dell’alimentazione e autolesionismo: tutte presentano l’addome molto teso, una lamina d’acciaio le protegge dal mondo esterno, ma cosa devono sacrificare della loro vita in cambio di questa protezione?

Marisa Fogarollo, autrice di “Shiatsu & Bimbi” e “Shiatsu per un armonico sviluppo dei nostri ragazzi”