LE 4 DIAGNOSI KANPŌ E LA RELAZIONE UOMO/DONNA

Curando l’edizione di “Keiraku to shiatsu” 2° volume di Shizuto Masunaga e leggendo alcune pagine del 6° capitolo, mi è venuto in mente che un mio amico meccanico, per spiegare problemi al motore o alla frizione, si riferisce alle funzioni del corpo umano. Così, visto il prossimo periodo natalizio con una atmosfera un po’ più riposante, ho deciso di proporvi alcune considerazioni di uno Shizuto Masunaga “sconosciuto”, che, per spiegare le quattro diagnosi della medicina cinese, fa riferimento alla bellezza delle donne, a come conquistarle e alla relazione tra uomo e donna. Negli altri capitoli di “Keiraku to shiatsu” 2° vol., per far comprendere che, quando trattiamo, dobbiamo provare un’emozione, spesso Masunaga scrive: “Quando si ammira un quadro, se lo si contempla da lontano, si può provare con naturalezza lo stesso sentimento che l’artista ha voluto esprimere. Non c’è bisogno di giudicare se il quadro in questione rappresenti un fatto o una situazione fedelmente o meno perché, quando si entra profondamente in empatia con quel che l’artista ha voluto esprimere, si comprende la bellezza del quadro”.
Nel 6° capitolo del libro, per spiegare come approcciarsi alle quattro valutazioni classiche della medicina cinese, paragona l’emozione che dobbiamo provare alla relazione tra un uomo e una donna.

Bōshin (osservare il corpo e gli atteggiamenti del ricevente)
Tutte le donne desiderano mostrarsi belle. Ma, se si vuole percepire l’animo di una donna, non c’è sistema migliore di vederla di notte, da lontano o all’ombra di un parasole. In quanto, per trovarla bella anche da vicino, si deve essere sufficientemente innamorati per vedere nelle cicatrici delle fossette. Anche nel caso di una donna bella davvero, anche da vicino, l’uomo desidera avvicinarsi a lei per merito del fascino che emana. Guardando una persona che non sta bene, tutti capiscono che è malata; ma quando si tratta di capire come curare il malato, si deve sapere cosa ha nel cuore. Una donna non cerca di essere bella unicamente per farsi ammirare o per spirito di competizione. Questo è simile alla bōshin.”

Bunshin (valutare utilizzando udito e olfatto)
Se una donna vuole conquistare un uomo, deve essere bella; l’uomo, allora, desidera conoscere l’animo di questa donna la cui bellezza l’ha sedotto. Quando, vedendo una donna, la si trova bella, la sua voce e il fruscio stesso del suo vestito diventano seducenti e il suo profumo fluttua nell’aria facendo palpitare il cuore, questo è simile alla bunshin”.

Monshin (chiedere cercando qualcosa di sconosciuto)
Può succedere, allora, che questa donna rivolga la parola all’uomo: ma anche se non lo fa, l’uomo può rimanere sedotto semplicemente dal suo portamento. È naturale, quindi, che l’uomo corra il rischio di rivolgerle la parola cercando di sapere quali sono i suoi sentimenti. Se l’uomo vuole sapere con certezza se la donna è interessata a lui o meno, egli deve conoscere l’arte della conversazione. È a questo savoir-faire che corrisponde all’arte di colui che “sa ponendo le domande”; egli è un kō (maestro artigiano).
Poiché è sconveniente per un uomo perdere immediatamente la testa per una donna, saper conoscere vedendo (Shin/Kami = Dio) e saper ascoltare (Sei = santo) rappresentano le tappe successive attraverso le quali, dolcemente, i sentimenti dell’uomo progrediscono segretamente nel proprio cuore. Esistono certamente uomini molto dotati, con un livello di empatia elevato, che sono capaci di intuire se una donna è interessata a loro; ma è una fase assolutamente interessante quando l’uomo cerca di sondare l’animo femminile intrattenendosi con la donna in conversazioni; questo è simile alla monshin”.

Setsushin (valutare con il tatto, con sentimento ed empatia)
Una volta che si ha l’impressione che la donna corrisponda il sentimento, si può ardire di prenderle la mano. Il fatto che tutte le diagnosi del kanpō, inizino con la presa dei polsi (myakushin) è, probabilmente, un riflesso del modo riservato che hanno i cinesi di fare conoscenza con un’altra persona. I giapponesi, al contrario, sono diretti e mancano di ricercatezza; non si imbarazzano nemmeno quando chiedono improvvisamente di mostrare il ventre (hara), e ciò che c’è nel ventre, ovvero i sentimenti. Sembra che sia per questo aspetto del carattere giapponese che la diagnosi del ventre (fukushin) si sia sviluppata proprio in Giappone; questa tecnica, che tra tutte è la più concreta, è assolutamente necessaria per la setsushin. Non esiste una relazione intima tra uomo e donna che termina con una stretta di mano. Inizialmente, le mani si incontrano, poi, più la relazione tra i due diviene profonda, più si penetra profondamente nel cuore dell’altro; in giapponese si parla di setsu (切). Le parole giapponesi shin setsu (gentilezza) e setsusetsu no jyō (intensa passione amorosa) indicano proprio questo concetto di relazione profonda. Quindi, esegure la setsushin non significa procedere alla diagnosi sull’addome palpando semplicemente in superficie gli organi interni come si fa in medicina occidentale. Nella setsushin le dita devono penetrare profondamente nell’addome, come se si volesse leggere nel profondo (hara) dell’altro. In più, sarebbe una scortesia palpare in modo superficiale, come se si volesse frugare l’intimità di una persona che ha mostrato il proprio ventre con fiducia”.

Shizuto Masunaga sensei conclude questa spiegazione affermando che la diagnosi (shō) non esiste se non con un intento terapeutico e, per spiegarlo, ci ricorda che Il fine ultimo a cui tendono il corteggiamento e la relazione tra uomo e donna è la nascita di una nuova vita. Per quanto concerne le quattro diagnosi kanpō, è del tutto naturale che determinino il trattamento e, come in tutte le tecniche manuali orientali, e ciò si fa in funzione dello shō.
Naturalmente i tipi di shō (diagnosi orientale) possono essere anche la valutazione del polso, della lingua, delle aree dell’addome e della schiena, ecc., ma dobbiamo sempre lasciare spazio alle nostre emozioni e a quelle del ricevente.

Roberto Palasciano, curatore editoriale