La corretta pressione shiatsu

Cari lettori, da questo numero il nostro responsabile editoriale Roberto Palasciano, insegnante shiatsu certificato Fisieo e direttore didattico della sede di Milano della Scuola internazionale di Shiatsu Italia, terrà una rubrica mensile affrontando alcuni argomenti sullo shiatsu e dintorni, per coinvolgere gli operatori. Lo scopo è di rendervi partecipi, invogliarvi a praticare insieme e ricevere vostri interventi sull’argomento, La nostra newsletter è sempre aperta a tutti coloro che vogliano scrivere un articolo sulle discipline bio naturali.

La corretta pressione shiatsu
Come primo argomento vi propongo “La corretta pressione Shiatsu”, comune a tutti gli stili di shiatsu oggi praticati, approfondendo nei prossimi numeri il concetto di pressione nei vari stili: quello bimanuale dello stile Iokai, lo stile di Kishi, lo stile Ryu zo di Aldo Riciotti, lo stile Namikoshi, l’apertura degli Tsubo nello shiatsu che usa i punti di agopuntura, ecc.
Come scrive Aldo Ricciotti in “Shiatsu Ryu Zo – I principi della cura”: “Ritengo che la pressione si possa definire “di qualità” nel momento in cui il ricevente riceve dall’operatore una pressione vicina ai propri bisogni. Più l’operatore è stato abile a fornire al ricevente quanto serviva al suo riequilibrio, più siamo di fronte ad una pressione di qualità”. Quindi, ci addentriamo in un argomento delicato.

La legge giapponese
Partiamo dalle norme giapponesi che definiscono lo shiatsu: “Lo shiatsu consiste nell’usare solo le mani (trattamento “a mani vuote”), ovvero il pollice ed il palmo dell’operatore, applicando una pressione su una determinata zona del corpo per mantenere e/o migliorare la salute del ricevente, contribuendo contemporaneamente a contrastare le situazioni in cui non è ancora stato raggiunto uno stato patologico”. Il Ministero della Salute giapponese ha identificato tre regole: la pressione perpendicolare, la pressione mantenuta costante e la concentrazione mentale. Una pressione esercitata in assenza di questi elementi, per le normative giapponesi, non può essere considerata shiatsu.
Shizuto Masunaga, nel suo “Manuali di Shiatsu – 1° mese”, aggiunge che la legge non esclude l’uso di gomiti, ginocchia ecc. ma semplicemente gli strumenti.

Le tre regole
Per esaminare le tre regole fondamentali dello shiatsu, cominciamo a comprendere come agisce la pressione, rispondendo a una domanda abituale dei nostri riceventi: come fa la pressione sulla cute a migliorare eventuali disturbi degli organi interni?

Per rispondere a ciò ci viene incontro la medicina occidentale attraverso il sistema di riflesso somato-viscerale (o legge di interiorizzazione degli organi e dei visceri). I nervi del sistema autonomo e le fibre sensitive sono presenti su tutto il corpo; i nervi che controllano gli organi, prima di giungere agli organi che innervano, passano attraverso il midollo spinale, dove passano anche le fibre sensitive che provengono da una determinata zona della cute. L’anomalia dell’organo stimola con decisione il nervo (autonomo) connesso e i nervi sensitivi che si trovano vicini, così il segnale di anomalia viene trasmesso dalle fibre all’area collegata sulla cute. Per questo motivo è necessario esercitare una pressione corretta: se suscitiamo dolore o disagio sulla cute, facciamo altrettanto sull’organo.

1) La perpendicolarità
Per entrare in uno Tsubo, un punto di agopuntura o un altro punto o zona sul meridiano, è necessario portare la pressione in modo perpendicolare al punto o alla zona.
La pressione perpendicolare evita lo spostamento laterale dei tessuti che ricevono la pressione con il pollice, il palmo o altro. Con la pressione perpendicolare non stimoliamo la cute come in alcuni tipi di massaggio ma arriviamo in profondità, al cuore energetico del meridiano, e permettiamo al sistema parasimpatico di mantenere la sensazione di rilassamento in tutto il corpo e produrre l’effetto su tutto il meridiano energetico che stiamo trattando.
Una pressione non perpendicolare sposta i tessuti dell’epidermide e attiva il sistema orto simpatico, che non permette al ricevente di rilassarsi, favorendo una sensazione epicritica dovuta all’atteggiamento dell’operatore.
Importante è la progressione nell’eseguire la pressione perpendicolare, che crea la compressione (jitsu) e la decompressione (kyo): è una sorta di yin e yang, quindi i tempi di uscita ed entrata vanno rispettati.
La postura dell’operatore è fondamentale, infatti una schiena inarcata o un addome rientrante non permettono un corretto appoggio al ricevente utilizzando il peso del proprio corpo, quindi non si lavora con Hara. Naturalmente lavorare con una buona postura è necessario, ma qualche volta non possiamo tenere una postura perpendicolare. Lavorando ad esempio sulle braccia, si usa una pressione tipo grasp dove una mano afferra il braccio e dà sostegno e il pollice dell’altra preme sul punto; comunque, in questo caso è importante che il pollice o il palmo che preme sia perpendicolare al punto o alla zona interessata alla pressione.

2) La pressione mantenuta costante
Questo è un aspetto di fondamentale importanza, su cui si basa l’esistenza dello shiatsu e senza il quale non si potrebbe parlare di tale arte. La pressione mantenuta costante è la regola principale per un buono shiatsu perché, quando non si incontra resistenza da parte di una zona specifica, il flusso energetico si espande in tutto il corpo. Se, invece, esercitiamo una pressione istantanea, il corpo assorbe l’energia solo nella zona del contatto. Questa reazione corporea sottolinea ulteriormente l’importanza di saper esercitare una piacevole pressione mantenuta costante. Quando una persona riceve una pressione mantenuta costante, si attenua la sensazione di essere separati dall’operatore e sovente, quando si riceve una pressione corretta, dispiace quando finisce.
Negli anni precedenti al riconoscimento dello shiatsu da parte del Ministero della Salute giapponese, si è tenne una fase sperimentale da parte di medici e terapeuti che portò a individuare le caratteristiche profonde che differenziano lo shiatsu da altre terapie come l’Anma. La pressione mantenuta costante è risultato l’elemento fondamentale per riconoscere lo shiatsu come terapia. Secondo la legge giapponese, la pressione deve essere mantenuta costante dai 4 ai 7 secondi ma su questo argomento ci sono diversi pareri, anche perché non è definito se s’intende dall’inizio della pressione portata gradualmente o dal momento di arrivo sul punto da trattare. Approfondiremo in seguito questo argomento.

3) La concentrazione (atteggiamento)
Per eseguire un buono shiatsu l’atteggiamento dell’operatore è importante: le norme giapponesi parlano di concentrazione, ma penso che la traduzione più vicina al loro pensiero sia “atteggiamento”.
Per praticare una pressione sostenente, comune a tutti gli stili, l’operatore deve essere vicino al ricevente e osservarne la cute, adottando un tono muscolare rilassato, cioè un atteggiamento protopatico che consenta una pressione corretta portata con il corpo con movimenti spontanei, creando una piacevole sensazione di armonia. Per praticare correttamente, l’operatore deve fare un percorso personale utilizzando esercizi, meditazione o altro, in modo da tenere un atteggiamento che molti autori definiscono “primitivo”. Con un atteggiamento primitivo, l’operatore può effettuare una pressione sostenente e profonda, con una mano avvolgente e un tono muscolare rilassato.

Roberto Palasciano, responsabile editoriale

Per interventi e scambio di opinioni scrivete a roberto.palasciano@shiatsumilanoeditore.it